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Autore: Gruppo di Lavoro

Il Fornaio

I fornai del Medioevo, il più delle volte si limitavano alla cottura degli impasti forniti dai clienti. Il pane, dunque,veniva solitamente preparato in casa, ma cotto presso i forni pubblici. Nella lingua volgare veneta dell’epoca, fornaio si diceva “pistor”. Questo termine, mutuato dalla lingua latina, è ancora nell’uso veneziano.

Compare anche, spesso, nella toponomastica di questa splendida città. I “pistori”, comunque, preparavano anche qualche pagnotta lavorata interamente in proprio. Venivano acquistate da viaggiatori e persone impossibilitate a preparare la pasta. L’abilità degli antichi fornai consisteva soprattutto nel saper mantenere le giuste temperature, nel rispetto dei tempi di cottura ottimali. Non era certamente, questo, un impegno di poco conto se si pensa che dovevano arrangiarsi senza orologi e termometri!

Il “maestro pistor” doveva esclusivamente fidarsi del proprio istinto e dell’esperienza maturata da “putto” di bottega. Il calore necessario al funzionamento dei forni veniva assicurato dalla combustione di fascine di canna palustre essicata. Accanto ad ogni “pistoria” c’era necessariamente il deposito di questo combustibile naturale, usato a Chioggia sino in epoche recenti. La raccolta e l’essicazione delle canne era attività tipica degli abitanti di Cavarzere, che in quell’epoca portava ancora il nome latino di “Caput Aggeris”. Tradotto, significa letteralmente “testa dell’argine”.

Il mestiere del “pistor” differiva assai, dunque, dalla moderna professione del panificatore. Assai diverse dalle attuali, sarebbero state anche le varietà di pane. Oltre al frumento, la gente utilizzava altri cereali come il miglio ed il sorgo. Ogni famiglia, insomma, cercava d’arrangiarsi alla meglio. L’abitudine di impastare il pane in casa è sopravvissuta sino a questo secolo.

Fino agli anni Sessanta, molte famiglie preparavano ancora, da sè, i “papini”. Si tratta dei famosi, squisiti ciambellani pasquali che i fornai d’oggi producono nel rispetto dell’antica tradizione. Sino a qualche decennio prima, venivano impastati in casa anche i celebri “bossolai” e le “ròscane”. Quest’ultimi sono grossi ciambellotti di pane secco destinati alla lunga conservazione, nelle cambuse delle imbarcazioni.

Nel Medio Evo, a quanto pare, sarebbe prevalso proprio il pane di tipo secco. Le famiglie, infatti, preparavano l’impasto soltanto un paio di volte al mese. Solitamente di giovedì. La pasta lievitata veniva suddivisa nelle varie forme e portata a cuocere dal “pistor”, possibilmente di sabato. Questo, affinchè la mensa della domenica fosse arricchita da qualche pezzo di pane con mollica ancor tenera.

Nelle grandi occasioni, il pane poteva essere bianco. Nelle giornate più tranquille i fornai impegnavano il tempo nella preparazione di qualche dolce destinato ai ricconi. Erano, soprattutto, a base di frutta, miele e polpa di zucca. Lo zucchero doveva ancora essere inventato!

A Chioggia è comparso solo all’inizio del XIX secolo. S’è affermato nell’uso in seguito all’inaugurazione dello stabilimento di Cavarzere. I poveri, per l’occasione, s’accontentarono dell’economicissima melassa di barbabietola. E’ ingrediente fondamentale del tipico dolce natalizio chioggiotto: la “smegiassa”.

I Balestrieri di Chioggia dominano il torneo della Colleganza a Terra del Sole

Il 13 maggio 2018 la Compagnia Balestrieri di Chioggia ha vinto per il quinto anno consecutivo la prestigiosa competizione della Colleganza a Terra del Sole.

Una gara straordinaria, che ha portato i balestrieri di Chioggia a imporsi con 330 punti complessivi, distanziando di 18 punti la seconda classificata. Ha conquistato inoltre il primo ed il secondo posto nella gara individuale rispettivamente con Bruno Valandro e Roberto Boscarato.

Il torneo della Colleganza si disputa 1 volta l’anno alternativamente a Chioggia e a Terra del Sole e vi partecipano squadre titolate a livello nazionale appartenenti alle due federazioni di balestrieri, FIB e LITAB. Quest’anno, oltre a Chioggia, hanno partecipato le città di Terra del Sole, Volterra, Lucca e San Marino.

Questo importante successo in terra romagnola arriva a poche settimane dal Palio de La Marciliana che si svolgerà a Chioggia il 15, 16 e 17 Giugno 2018, nel quale i nostri balestrieri si contenderanno l’ambito Palio e, viste le premesse, sarà una gara combattuta all’ultima freccia.

Il drappellone della Marciliana 2016 di Paola Imposimato

“La mia arte è espressione, una forte gestazione, mi perdo nelle figure, nelle smarrite paure, ritrovo Garibaldi, santi e ribaldi, il rumore delle armi e la poesia dei karmi, è la scossa della storia che non ha rima e boria, è il bacio dei miei occhi.”.

Così Paola Imposimato si presenta nel suo Sito www.paolaimposimato.com per raccontarsi nelle sue variegate sfaccettature.

L’artista, avendone realizzati più di 50, è la pittrice dei “drappelloni” (gli Stendardi, o meglio Palii, dipinti a mano delle Rievocazioni Storiche) dei quali ricordiamo solo alcuni tra i più noti: il 550° Palio della Balestra di Gubbio; Pasqua Rosata di Assisi; Palio di Ferrara; Calcio storico di Firenze; Palio di Feltre… E quest’anno, dopo 26 anni, la Contrada che vincerà il Palio della Marciliana di Chioggia avrà l’onore di avere in consegna per un anno il “drappellone” realizzato dall’ Imposimato.

Nella sua biografia scopriamo anche le sue pluriennali collaborazioni con note Case di moda come Cavalli e Prada, e che il suo lavoro spazia dal ritratto all’arte sacra, dai dipinti murali alla pittura su tessuto, tavola, pelle, ceramica e cera, nonché le numerose mostre delle sue opere pittoriche realizzate in molte importanti città d’Italia e nell’Europa. Ha studiato arte nella sua Firenze e, oltre a disegnare e dipingere, scrive poesie.

E’ un grande onore avere il “drappellone” di Paola Imposimato per il Palio della Marciliana, una manifestazione conosciuta non solo nel Nord Est, ma, grazie alle riprese RAI, ormai in tutta Italia.

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Palio de La Marciliana
Casella Postale n.2
Corso del Popolo
30015, Chioggia (VE)
P.IVA 02606080279

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